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Intervista a Carlotta Omari

30/03/2017
  • La prima domanda è d’obbligo: come mai proprio la vela? Raccontaci cosa ti ha portato ad avvicinarti a questo sport, così affascinante, ma anche impegnativo.

 

Ho iniziato vela all’età di 6 anni e tutto è cominciato perché i miei genitori, avendo un negozio di nautica, non sapevano dove lasciare me e mio fratello Matteo durante le vacanze estive. Abitando molto vicini al mare, hanno deciso di provare a iscriverci a un corso di vela. Il primo anno devo ammettere che è stato un mezzo disastro, l’anno seguente siamo riusciti entrambi a entrare nella squadra dei preagonisti e da quel momento (con sorpresa) è cominciata la mia carriera velistica. Devo quindi ringraziare molto i miei genitori per l’avvicinamento a questo meraviglioso sport!

 

  • Hai partecipato (e vinto) a diverse competizioni mondiali, sia gareggiando con un’imbarcazione singola che per due persone. Come cambia il tuo sport quando gareggi in squadra?

 

In optimist (l’imbarcazione singola per ragazzi fino a 15 anni) ho partecipato a moltissime regate, la maggior parte io contro gli altri, mentre in alcune dovevo invece fare squadra con altri ragazzi: era veramente difficile pensare come squadra e non come singola atleta. Mi ricordo l’europeo a squadre di Ledro nel 2008: ero la più piccina e inesperta, ma dopo alcuni allenamenti di squadra siamo riusciti a portarci a casa la vittoria. Ero parecchio incredula, perché non avrei mai pensato di riuscire a fare così tanto gioco di squadra con dei ragazzi solitamente reputati miei “avversari” (anche se molto amici a terra, in mare c’era molta competitività). Quando ho smesso (per limite d’età) su questa piccola barchetta, ho cominciato ad andare in 420 e non pensavo che sarei riuscita ad andare così d’accordo con una persona, perché quando si va in un doppio bisogna condividere molto, bisogna entrare in sintonia.

  • Optimist e 420: due imbarcazioni con le quali hai gareggiato su mari nazionali e internazionali. Ci spieghi brevemente quali sono le più importanti differenze tra le due? Trovi più stimolante gareggiare con l’Optimist o con il 420?

 

L’optimist è la piccola “vasca da bagno” dove tutto ha inizio per la maggior parte dei bambini, ha una sola vela e, come detto in precedenza, dopo i 15 anni non ci si può più andare. Finita l’esperienza con l’optimist si può scegliere tra diverse tipologie di barche, di continuare in singolo oppure di passare a un doppio. Molti ragazzi scelgono il 420 perché secondo me è una bellissima barca e permette di condividere gioie e dolori con un’altra persona, regalando emozioni indescrivibili. Molti ragazzi non vedono l’ora di mollare l’optimist, perchè viene considerato una barca noiosa; io, invece, quando ho mollato l’optimist e tuttora – nonostante vada su di una barca velocissima -, ho sempre pensato e continuo a pensare che sia una bellissima barca dove tutto ha inizio. Detto ciò, trovo molto stimolante regatare con l’optimist, anche se il 420 è una barca con tre vele e di conseguenza va molto più veloce… E poi su quest’ultima si può parlare con qualcuno e non bisogna fare monologhi 😉

 

  • Rimaniamo sul tema “competizioni in squadra”: più volte hai gareggiato in coppia con un’altra atleta. Quanto è importante l’affinità con la persona che sale con te sull’imbarcazione?

 

Sono andata per 5 anni in barca con la stessa ragazza e il rapporto tra noi era diventato invidiabile: non servivano parole e ci capivamo al volo. Da un anno a questa parte sono con un’altra ragazza e in così poco tempo si è creato un bellissimo rapporto tra di noi: siamo scese insieme dal 420 e adesso abbiamo iniziato l’esperienza con una barca olimpica, il 49er FX.

 

  • Raccontaci l’allenamento del velista: il training avviene esclusivamente sull’acqua oppure viene affiancato da programmi d’esercizio differenti?

 

Sono dell’idea che più ore si passano in barca, meglio è. Questo però non basta, perché dopo l’optimist bisogna iniziare a fare anche attività in palestra per mettere su un po’ di muscoli.

 

  • La vela è uno sport particolare sotto tutti i punti di vista: c’è un’imbarcazione da manovrare, l’equilibrio da mantenere, i cambiamenti atmosferici da affrontare. Quali sono le caratteristiche che il perfetto velista deve avere?

 

Le caratteristiche perfette del velista non le conosco proprio bene, però credo che sia molto importante essere umile e sportivo, educato e senz’altro essere sempre concentrato e pronto a qualsiasi cosa. È successo molte volte, infatti, che durante una regata il vento si sia girato di 90 gradi e nonostante questo non sia stata annullata, oppure, viceversa, che il vento sia calato tutto all’improvviso e la regata è stata conclusa comunque.

 

  • In uno sport come il tuo la praticità è sicuramente la parola d’ordine: qual è l’abbigliamento ideale per salire sull’imbarcazione? Hai dei consigli per chi si sta avvicinando al mondo della vela?

 

Sono sempre stata fortunata perché, avendo i genitori nell’ambito della nautica, mia mamma mi ha sempre dato moltissimi vestiti da provare. Dall’età di otto anni e fino allo scorso anno, ho sempre usato (d’inverno) la stagna, una tuta impermeabilissima dove non entra acqua. Sotto ad essa basta mettere un capo termico e traspirante.

 

Adesso, invece, regatando con una barca su cui serve molta agilità, purtroppo non posso più usare la stagna (perché la aggancerei da qualche parte e la strapperei) e uso la long john, una muta in neoprene che ha diversi spessori: più freddo fa, più è spessa. D’estate, invece, indosso semplicemente dei pantaloncini corti e termici.

 

  • Hai solo 22 anni e hai già raggiunto molti traguardi: quali sono le prospettive per il futuro e i sogni nel cassetto?

 

Ho cominciato da poco con questa barca così straordinaria quanto difficile: a breve avrò la mia prima competizione e sono molto emozionata. Credo che per adesso io e la mia compagna Matilda ci focalizzeremo sull’imparare ad andare bene su questa barchetta volante e per il futuro non si sa ancora, ma il sogno di un qualsiasi sportivo sappiamo bene qual è, e il mio non si allontana molto!

 

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