MARCO OLMO E DRYARN®. LA MINI SERIE CHE PARLA DI CORSA… E DI VITA
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Rita Grande, campionessa italiana di tennis, esordisce a livello internazionale nel 1990 e inizia la sua carriera da professionista nel 1993. Sotto la guida del fratello, cresce fino a raggiungere i Giochi Olimpici di Atlanta1996 e Sydney2000 e trionfa in tre WTA Tour fino al 2005, data in cui è costretta a chiudere la sua attività sportiva a causa di un infortunio al gomito.
Nonostante gli ostacoli fisici, Rita continua a sposare il tennis come parte integrante della sua vita e nel 2006 inizia la sua esperienza come organizzatrice del Trofeo Tennis FIT Kinder+Sport, il più importante circuito nazionale giovanile per tennisti tra gli 8 e i 16 anni, attraverso il quale si impegna a diffondere sport e stili di vita attivi tra i giovani.
Le abbiamo sottoposto qualche domanda per raccontarci qualcosa di più sulla sua esperienza da professionista.
Ho iniziato a giocare a 7 anni, frequentando un corso di tennis. Tra i 10 e 12 anni ho vinto delle competizioni nazionali e a 13 anni sono stata convocata nel Centro Nazionale della Federazione Italiana Tennis; dopo 4 anni sono andata a Torino per allenarmi con l’ex capitano di Coppa Davis, Vittorio Crotta, e sono diventata giocatrice professionista all’età di 17 anni. Il tennis è stata una grande passione quindi sottopormi agli allenamenti, ai continui viaggi e alle conseguenti rinunce, per l’età, non è mai stato un problema. La vita da tennista mi piaceva moltissimo. Gli ostacoli sono stati per lo più di natura economica, mentre il mio sogno era sicuramente Wimbledon.
Bisogna essere preparati fisicamente e mentalmente. Un corpo allenato recupera più velocemente. A livello personale, il recupero più efficace nasceva a seguito di un’alimentazione corretta e bilanciata, alimentato da esercizi di prevenzione, massaggi, e un sonno di almeno 7 ore.
Le emozioni e le tensioni hanno accompagnato la mia carriera sportiva. A 23 anni ho iniziato ad allenare la mente con il dott. Renato Ravizza cercando di affinare le mie attitudini, sia positive che negative.
I giocatori di tennis hanno differenti approcci durante i match. Oserei dire che sono rituali molto personali che il giocatore tende ad adattare alla situazione e a ripetere.
Sì ho dovuto adattarmi ai nuovi materiali utilizzati per le racchette, le corde, le palle e alle superfici dei campi. Inoltre, l’allenamento e il modo di gestire il fisico è cambiato a causa dell’età, della programmazione dei tornei e, purtroppo, dell’infortunio al gomito.
Potrei dire cha la partita inizia molto tempo prima di quando viene effettivamente vista in televisione. Infatti, dopo aver conosciuto l’avversario, con il sorteggio del tabellone, gli allenamenti, le strategie e lo sviluppo dell’attrezzo vengono modificati in funzione del match da affrontare. In tv poi è difficile realizzare le traiettorie reali, la velocità della pallina, il suono dell’impatto della palla sulle corde..è molto più emozionante vedere una partita dal vivo!
Federer per l’eleganza dei colpi, Djokovic per come ha migliorato il suo fisico, Nadal per la serietà e l’impegno profuso durante gli allenamenti e i match.
Rispetto delle regole, dell’avversario, amicizia, accettazione della sconfitta e dei propri limiti, divertimento.
I gesti tecnici sono cambiati per l’evoluzione dei materiali e delle superfici dei campi. Oggi i tennisti hanno la possibilità di giocare più tornei, in quanto, vengono considerati per il ranking mondiale i migliori 16 risultati mentre, in passato, la classifica veniva determinata dalla media di un numero di tornei disputati.
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