ALLA SCOPERTA DEL WAKEBOARD
Tags: mare, nautica, outdoor, sport acquatici
La prima volta che corsi una maratona fu nella primavera del 1996, quello fu un esempio di come normalmente NON si deve preparare una maratona.
Il mio amico Nicola, grande sportivo e valente atleta, era reduce da una entusiasmante edizione del trofeo Mezzalama di sci-alpinismo e sull’onda dell’ebbrezza mi telefonò proprio mentre stava rientrando dalla Val d’Aosta, dicendomi (o meglio quasi obbligandomi) a provare a correre la Turin Marathon della domenica successiva. Una settimana di tempo, anche per uno come me normalmente allenato e ben disposto verso attività sportive di endurance, senza un allenamento specifico era una vera scommessa. E così fu, in 6 giorni riuscii a mettere insieme tre uscite serali di allenamento sulla corsa, per complessivi 26 km, un’inezia se comparati al chilometraggio medio di un maratoneta che prepara l’evento. La gara fu un mix di entusiasmo e folle spregiudicatezza, con una prima parte corsa con cautela ma con l’idea di mettere in cascina più chilometri possibile, per poi giungere alla resa dei conti con una graduale usura dopo il 25esimo e praticamente i 10 km finali di lotta contro i crampi. Ricordo l’ultimo km con gli altoparlanti che a gran volume mandavano “Eye of the tiger” a darmi un’ultima spinta ma soprattutto la grande soddisfazione per l’impresa incosciente. Impresa poi ampiamente pagata nei 3-4 giorni successivi in cui camminavo a fatica per via delle immense quantità di acido lattico accumulate nello sforzo. Dimenticavo il tempo, niente male tutto sommato per come era stata preparata la gara: 3h e 36 minuti.
In realtà preparare una maratona è qualcosa che molti hanno cercato di tabellare e standardizzare ma ogni aspirante maratoneta deve in realtà seguire una sua personale via, che non si discosta molto ovviamente dalle tabelle, ma rappresenta un’esperienza del singolo con tante possibili variabili. Nelle 9 maratone da me portate a termine (oltre alla prima di cui ho parlato pocanzi) ho impiegato circa tre mesi per arrivare a sentirmi pronto, percorrendo in media dai 600 ai 1000 chilometri, sempre provando a generare un crescendo di distanze, dai 7-8 km della prima uscita fino 30 km, che non devono mai mancare a circa due-tre settimane dall’evento. Quando ne ho avuto la possibilità ho fatto allenamenti con corsa in salita (la Maddalena di Torino è un approdo ideale per questo tipo di training), più spesso ho provato ad alternare uscite di media distanza (intorno ai 15 km) a ritmi gara, vale a dire il tempo sul chilometro che intendevo sostenere durante la maratona, con altre in cui invece alternavo chilometri a ritmo lento ad altri in cui acceleravo a tutta per sviluppare la capacità di variare il ritmo. Come ho accennato, qualche settimana prima della gara è di fondamentale importanza effettuare almeno una (ma magari anche due se possibile) uscita lunga, di almeno 30 chilometri. Questo è il test che il nostro corpo deve sostenere per abituarsi alla distanza della gara, in quanto oltre questo limite chilometrico il metabolismo subisce delle importanti variazioni cominciando a bruciare ciò che resta dopo aver bruciato tutti gli zuccheri in corpo. Se non abbiamo testato questo limite in allenamento è assai probabile che in gara si vada incontro a seri problemi di acido lattico e grossi cali negli ultimi chilometri, questa è la celebre crisi post-30esimo chilometro che tanti maratoneti temono.
Secondo la mia esperienza personale il periodo dell’allenamento è un tempo piuttosto monotono e noioso, anche perché spesso o quasi sempre mi allenavo in solitaria, però ampiamente compensato dall’ebbrezza e dall’aria frizzante che si respira il giorno della gara, momento atteso per lunghe settimane che rappresenta il culmine della preparazione. Quel giorno le strade sono popolate da gente festante che incita volentieri gli atleti e la motivazione extra che ne deriva può dare una grossa spinta… sempre però attenti a non strafare, perché i conti si fanno alla fine, o meglio dopo il trentesimo chilometro, e se si è andati oltre le proprie forze è quasi matematico pagare lo sforzo nel finale! Attenzione quindi e fatevi trovare preparati: tutti i maratoneti, inoltre, hanno un cronometro con sé per tenere sotto controllo i passaggi ai vari chilometri e gestire lo sforzo in base alla capacità affinata in allenamento. Se nel finale si sta bene può essere anche esaltante aprire tutto il gas che si ha nelle gambe e provare ad attaccare il proprio primato personale ma questo generalmente succede solo se ci si è gestiti al meglio nella prima parte di gara.
Ci sono sicuramente competizioni più dure della maratona, le gran fondo da 100 km per esempio, ma il prestigio ed il riconoscimento che ha una 42 km non lo possiede alcuna altra gara nel panorama del podismo. Il fascino di una maratona è spesso irresistibile, per chi lo ha già sperimentato ma forse ancora di più per quelli che ancora non lo hanno fatto e possono solo immaginarlo. A livello personale, dopo 9 maratone la voglia di correrne una decima è molto alta e da un po’ di tempo sto cercando di trovare tre mesi per allenarmi con continuità e tentare di arrivare alla cosiddetta “doppia cifra”. Gli ultimi tentativi sono purtroppo per varie ragioni tutti andati a rotoli, ma una caratteristica del maratoneta (e di tutti quelli che amano lo sport di endurance) è quella di non mollare mai, perciò la decima maratona è sempre un obiettivo attuale per me, e sarò pronto a cogliere la prima opportunità per poterla correre. Obiettivo non sarà sicuramente più quello di battere il personal best (2h 53’ ottenuto a Firenze nel 1998) bensì correre ancora una volta la distanza fatidica dei 42.195 al meglio delle mie condizioni e possibilità e godere dell’ebbrezza di questa grande esperienza sportiva.
Franco Ostorero, Torinese, ingegnere 47enne impiegato nel settore automotive. Nel tempo libero ama praticare sport all’aria aperta, come podismo e soprattutto ciclismo su strada. Dal 1997 al 2006 ha corso 9 maratone (3 volte Torino, 2 Milano, una volta Parigi, Venezia, Reggio Emilia e Firenze dove ha stabilito il suo personal best sulla distanza in 2h 53’ 08” nel 1998).